Il Consiglio federale e il Parlamento raccomandano di respingere l’iniziativa popolare «No all’allevamento intensivo in Svizzera»

Berna, 28.06.2022 - Il 25 settembre 2022 l’elettorato si esprimerà in merito all’iniziativa popolare «No all’allevamento intensivo in Svizzera». L’iniziativa vuole che la tutela della dignità degli animali da reddito sia sancita dalla Costituzione e intende inoltre vietare l’allevamento intensivo, che lederebbe sistematicamente il benessere degli animali. Il governo federale dovrebbe quindi stabilire requisiti minimi più severi per l’allevamento degli animali, che si applicherebbero anche ai prodotti importati. Il Consiglio federale e il Parlamento respingono l’iniziativa: la dignità e il benessere degli animali sono già tutelati dalla legge e gli animali da reddito detenuti in modo particolarmente rispettoso sono sempre più numerosi. Il divieto d’importazione per prodotti che non rispettano gli standard bio di allevamento sarebbe estremamente oneroso da far rispettare e il prezzo di molte derrate alimentari aumenterebbe.

La Svizzera dispone di una legge sulla protezione degli animali fra le più severe al mondo. La dignità e il benessere degli animali sono tutelati indipendentemente dal numero di animali detenuti. La Confederazione promuove forme di produzione particolarmente in sintonia con la natura nonché rispettose dell’ambiente e degli animali, come prescritto dalla Costituzione. Un numero sempre maggiore di animali da reddito vive in stalle particolarmente rispettose delle esigenze degli animali e ha accesso regolare all’aperto.

Iniziativa: tutela della dignità degli animali da reddito

L’iniziativa vuole che la tutela della dignità degli animali da reddito quali bovini, polli o suini sia sancita dalla Costituzione. Intende inoltre vietare l’allevamento intensivo, che viene definito come un «allevamento industriale finalizzato alla produzione più efficiente possibile di prodotti animali, nell’ambito del quale il benessere degli animali è leso sistematicamente».

La Confederazione dovrebbe stabilire requisiti minimi più severi in materia di ricovero e cura rispettosi degli animali, di accesso a spazi esterni, di macellazione nonché relativi alle dimensioni massime del gruppo per stalla. Tali requisiti dovrebbero soddisfare almeno le direttive Bio Suisse 2018 e tutte le aziende agricole sarebbero tenute a rispettarle nell’ambito dell’allevamento di animali

Le severe prescrizioni bio in materia di allevamento si dovrebbero applicare anche ai prodotti d’importazione. Le derrate alimentari di origine animale che non le rispettano non potrebbero più essere importate. Il divieto di importazione non riguarderebbe soltanto prodotti quali carne, uova, latte o formaggio, ma anche derrate alimentari che contengono ingredienti di origine animale, come pasta all’uovo, prodotti di panetteria o cioccolato. La Confederazione dovrebbe istituire un sistema di controllo per le importazioni e i controlli risulterebbero molto onerosi e costosi. Oggi, per esempio, oltre il 40 per cento della carne di pollame e delle uova proviene dall’estero.

Il Parlamento avrebbe tre anni di tempo per emanare le disposizioni richieste e alle aziende potrebbero essere concessi termini transitori sino a 25 anni, ad esempio per adottare misure edilizie.

Conseguenze dell’iniziativa

L’iniziativa avrebbe un notevole impatto sulle aziende agricole. Circa 3300 di queste dovrebbero diminuire il numero di animali oppure aumentare le superfici aziendali. I costi di allevamento aumenterebbero; molte aziende dovrebbero effettuare cospicui investimenti. Secondo stime commissionate dalla Confederazione, i costi supplementari oscillerebbero tra 0,4 e 1,1 miliardi di franchi.

L’iniziativa si ripercuoterebbe anche sui consumatori. Sarebbero disponibili unicamente derrate alimentari quali carne, uova, latte o formaggio provenienti da allevamenti che rispettano lo standard bio, e lo stesso varrebbe per le derrate contenenti ingredienti di origine animale. In tal modo la libertà di scelta risulterebbe limitata. A causa dei requisiti più elevati, il prezzo delle derrate alimentari e degli ingredienti di origine animale potrebbe aumentare.

Il divieto d’importazione per i prodotti che non soddisfano gli standard bio di allevamento violerebbe determinati accordi commerciali internazionali, fra l’altro con l’UE. Simili regolamentazioni delle importazioni potrebbero inoltre portare a conflitti con l’Organizzazione mondiale del commercio e con gli Stati con cui la Svizzera ha concluso accordi di libero scambio. Tutto ciò potrebbe avere conseguenze anche sulle esportazioni svizzere.

Argomenti del comitato d’iniziativa

Il comitato d’iniziativa sostiene che, benché siano capaci di provare sofferenza, gli animali non sono considerati esseri viventi, ma oggetti. La legge federale sulla protezione degli animali è spesso definita esemplare. Per gli animali in allevamento intensivo, però, la realtà è ben diversa: a migliaia vengono stipati in capannoni di allevamento, e solo ben pochi escono al pascolo. Per questo, l’iniziativa chiede ricovero e cura rispettosi dell’animale, l’accesso regolare a spazi esterni, un numero massimo di animali per stalla e una macellazione rispettosa.

Argomenti del Consiglio federale e Parlamento

Il Consiglio federale e il Parlamento ritengono inutile l’iniziativa: in Svizzera l’allevamento che lede il benessere degli animali è vietato. La dignità e il benessere degli animali sono tutelati per legge e un numero crescente di animali da reddito è detenuto in modo particolarmente rispettoso delle loro esigenze. Con l’obbligo generale di applicare gli standard bio all’allevamento, l’iniziativa si spinge troppo oltre e il prezzo di molte derrate alimentari aumenterebbe notevolmente. Il divieto d’importazione per prodotti che non rispettano gli standard richiesti sarebbe estremamente oneroso da far rispettare, in particolare per le derrate alimentari con ingredienti di origine animali. Per questi motivi il Consiglio federale e il Parlamento raccomandano di respingere l’iniziativa.


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